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Resta in carcere Luigi Moncardi, l’uomo accusato di omicidio aggravato dell’ex compagna Luciana Ronchi, 62 anni, accoltellata sotto la sua abitazione a Bruzzano, periferia nord di Milano. Lo ha stabilito la giudice delle indagini preliminari Lorenza Pasquinelli che riconosce la presenza “dei gravi indizi di colpevolezza” e ritiene il carcere l’unica misura possibile per “scongiurare non solo il pericolo di fuga, ma anche quello di inquinamento probatorio e di reiterazione del reato”. Â
Per la giudice la difficoltà di Morcaldi “di controllare i propri impulsi aggressivi e violenti emerge proprio dalla risoluzione criminosa adottata, intervenuta peraltro dopo un lasso significativo di tempo dalla separazione ed evidentemente vissuto nella palese incapacità di superare il rancore e gestire la frustrazione, nonché realizzata con modalità cruente, sprezzanti della pubblicità della situazione e con approccio psicologico evidentemente indifferente ad ogni possibile conseguenza della sua azione”, si legge nel provvedimento. Â
Luigi Morcaldi, per il quale la gip Pasquinelli ha convalidato il fermo, ha ammesso di aver aggredito l’ex compagna Ronchi, ma riferisce “solo due o tre coltellate” e di averla colpita “per mero e momentaneo ‘impeto’, sopraffatto dalla rabbia, senza alcuna premeditazione e mosso solo dal proposito di ‘darle una scossa’”. “Voglio l’ergastolo, sono pentito”, avrebbe poi affermato, come ricostruisce la sua legale Patrizia Iacobino, nel corso dell’interrogatorio nel carcere di San Vittore. Â
In più occasioni, avrebbe parlato di “una reazione emotiva improvvisa e non lucida” in seguito a un incontro casuale che finisce con almeno 14 coltellate con “un’arma acquistata circa trent’anni fa e che spesso era solito portare con sé, in parte per legittima difesa e in parte perché utilizzato come strumento per preparare e consumare i suoi pasti al parco”. Â
Per la gip Pasquinelli c’è “un quadro indiziario certamente solido e specifico” dove occorre tenere conto della sua presenza la sera prima del delitto sotto la casa della vittima, la lettera “livorosa” al figlio e l’arma che è stata trovata su indicazione del 64enne, il video della fuga acquisito agli atti, le sue stesse dichiarazioni. “Il numero di coltellate inferte alla vittima e la zona anatomica attinta in via pressoché esclusiva (viso e collo) depongono in maniera inequivocabile per la sussistenza piena anche della volontarietà del reato commesso e del relativo evento, a prescindere dai tentativi del Morcaldi di ridimensionare ex post l’intensità del dolo omicidiario” conclude la giudice.Â
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