COMUNICATO STAMPA – CONTENUTO PROMOZIONALE
17 novembre 2025.È entrata nel vivo la Cop30, organizzata a Belém, nel cuore dell’Amazzonia, in un momento significativo nella lotta globale al cambiamento climatico. Per la prima volta, la conferenza mondiale annuale delle Nazioni Unite si svolge all’interno di un ecosistema in cui la crisi climatica non è un concetto astratto, ma una realtà quotidiana. “Questa scelta conferma quanto il dibattito internazionale abbia ormai compreso che le decisioni politiche devono poggiare su basi scientifiche solide e su una cultura ambientale diffusa, capace di tradurre conoscenze complesse in azioni concrete”, spiega da Belém Barbara Marchetti, professoressa presso la Facoltà di Ingegneria dell’Università degli Studi eCampus.
I negoziati della Cop30 sono concentrati su quattro assi strategici che determineranno l’architettura della governance climatica dei prossimi anni. Il primo riguarda l’aggiornamento dei NationallyDeterminedContributions, il secondo riguarda il nuovo quadro finanziario globale post-2025, il terzo il consolidamento del meccanismo operativo per Loss and Damagee il quarto la revisione delle regole del mercato del carbonio previste dall’Articolo 6 dell’Accordo di Parigi. “Nel corso dei negoziati – secondo Barbara Marchetti – emerge con forza il ruolo della scienza. Le delegazioni si confrontano con dati sull’aumento della temperatura globale, sui rischi connessi alla perdita di biodiversità e sulla necessità di accelerare i percorsi di mitigazione e adattamento. La comunità scientifica, presente con centinaia di esperti, offre strumenti analitici, scenari e modelli indispensabili per definire politiche credibili. Parlare di clima in Amazzonia significa leggere in tempo reale gli effetti dell’interazione tra attività umane, ecosistemi e processi atmosferici, ricordando a tutti che non c’è stabilità climatica senza tutela degli ambienti naturali, ma nello stesso tempo non si possono imporre misure che non tengano conto di aspetti legati ad una sostenibilità economica e sociale delle stesse”.
All’interno della conferenza trovano spazio anche eventi che evidenziano il ruolo dell’innovazione nella transizione energetica. Nel Padiglione Italia “Made for Our Future”, martedì 18 novembre si terrà un side event promosso da RSE dal titolo “Fusione a Confinamento Inerziale e Tracciabilità dell’Idrogeno: Due Tecnologie Strategiche per la Decarbonizzazione del Sistema Energetico”, un appuntamento che mette in dialogo ricerca, industria e istituzioni. In questo contesto è prevista la presentazione “Hydrogen transportation: challenges and opportunities”, affidata alla professoressa Marchetti, dedicata alle difficoltà e alle prospettive del trasporto dell’idrogeno. “La logistica dell’idrogeno – chiarisce lei – rappresenta uno dei nodi più complessi della nuova economia energetica: garantire sicurezza, efficienza e sostenibilità nei processi di compressione, liquefazione, stoccaggio e distribuzione è essenziale per trasformare questo vettore in una soluzione realmente competitiva”.
Accanto alla scienza e alla ricerca, un ruolo determinante è svolto dalla formazione. “La transizione ecologica non è solo una questione tecnica: richiede una cittadinanza preparata, capace di comprendere le trasformazioni in corso e di partecipare alle decisioni collettive. Perché sia accettata e duratura, la transizione deve essere sostenibile anche sotto il profilo economico e sociale, oltre che ambientale. Solo una cultura climatica diffusa consente di cogliere non solo i costi, ma anche le opportunità legate alle nuove filiere verdi, alle professioni emergenti, ai cambiamenti nei sistemi produttivi. Le università svolgono un ruolo cruciale in questo processo, perché formano le competenze del futuro e contribuiscono a tradurre l’innovazione scientifica in applicazioni reali”.In questa prospettiva l’Università eCampus si distingue per l’impegno a promuovere la partecipazione dei propri docenti ai principali eventi internazionali legati alla sostenibilità. L’intervento previsto a COP30 è un esempio concreto di come l’ateneo incoraggi la diffusione del sapere scientifico e il confronto diretto con la comunità internazionale, riconoscendo che solo attraverso il dialogo e la condivisione si possono affrontare sfide complesse come quelle legate al clima. La formazione diventa così non solo trasmissione di contenuti, ma anche costruzione di consapevolezza e responsabilità, elementi indispensabili per orientare in modo equo ed efficace la transizione ecologica.
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