Wesii: perché gli impianti fotovoltaici sono a rischio incendio, e come è possibile mitigare il rischio

Wesii: perché gli impianti fotovoltaici sono a rischio incendio, e come è possibile mitigare il rischio

COMUNICATO STAMPA – CONTENUTO PROMOZIONALE

Chiavari, 13/11/2025. L’energia solare è una fonte sicura e affidabile, ma il corretto funzionamento degli impianti fotovoltaici richiede controlli accurati e regolari, in particolare per quelli installati in ambito industriale. Secondo le stime più accreditate, in Italia ogni anno si verificano centinaia di incendi collegati alla cattiva manutenzione degli impianti fotovoltaici: un dato preoccupante, ripreso anche dalle Linee Guida ufficiali del Ministero dell’Interno – Dipartimento dei Vigili del Fuoco che, nel documento DCPREV-14030 pubblicato nel settembre 2025, raccomandano controlli termografici biennali per tutti gli impianti soggetti a Certificato di Prevenzione Incendi (CPI).  

Il pericolo nasce da un fenomeno tanto diffuso quanto difficile da individuare con un semplice controllo visivo: gli hotspot, cioè punti di surriscaldamento anomalo che si sviluppano nei moduli a causa dell’usura, della sporcizia, dell’invecchiamento dei materiali o di problemi elettrici. Queste anomalie, invisibili a occhio nudo, possono causare cali di rendimento, guasti permanenti o addirittura la possibilità di innescare incendi. “La pericolosità degli hotspot è che possono creare un arco elettrico, e di conseguenza un principio di incendio – afferma Mauro Migliazzi, CEO di Wesii – ma sono anche responsabili di perdite di energia, e di conseguenza cali di produttività dell’intero impianto”. 

“Secondo i dati ufficiali del Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco”, continua Migliazzi, “fino al 2015 si sono verificati circa 2.500 incendi in edifici dotati di impianti fotovoltaici. I dati più recenti non sono ancora pubblici, ma alla luce dell’incremento esponenziale delle installazioni le stime aggiornate indicano almeno 500 incendi all’anno riconducibili direttamente a questo tipo di guasti. E quando si parla di impianti su tetti di capannoni o stabilimenti industriali – prosegue Migliazzi – le conseguenze possono essere molto gravi: oltre ai danni diretti, entrano in gioco il fermo produttivo, la compromissione strutturale, la responsabilità penale e civile e soprattutto la sicurezza di persone, animali e beni”.  

La risposta a questi rischi arriva dalla tecnologia. Wesii ha sviluppato un servizio avanzato di ispezione termografica aerea tramite drone, in grado di eseguire una mappatura completa dello stato di salute dell’impianto senza fermare la produzione, senza smontaggi, e soprattutto senza che i tecnici debbano salire sul tetto, riducendo quindi anche i rischi per la sicurezza del lavoro. Le immagini termiche, con una risoluzione fino a 2 cm, vengono elaborate in cloud attraverso una piattaforma digitale proprietaria che consente di individuare con precisione i moduli danneggiati e di pianificare interventi mirati. Ogni ispezione si traduce in un report tecnico certificato, che l’azienda può utilizzare anche durante audit o ispezioni previste per il rilascio o il rinnovo del CPI.  

“Il nostro obiettivo è offrire diagnosi basate su dati oggettivi e facilmente interpretabili, che permettono di risparmiare tempo e costi, evitare interventi inutili e migliorare complessivamente l’efficienza della manutenzione”, aggiunge Migliazzi.  

Wesii, già attiva in tutta Italia, ha già ispezionato oltre 5000 impianti e sta ampliando il servizio anche su impianti medio-piccoli, particolarmente esposti al rischio a causa della minore attenzione alla manutenzione. “Prevenire un incendio non significa solo evitare un danno, ma tutelare le persone e la continuità produttiva di un’azienda. E farlo con metodo oggi è possibile”. 

Contatti:
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CONTATTI PER LA STAMPA: https://www.wesii.com

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