Italvolley, la profezia di Danesi prima dei Mondiali vinti: “Ci sarĂ  da inseguire e vincere al tie-break”

Italvolley, la profezia di Danesi prima dei Mondiali vinti: “Ci sarĂ  da inseguire e vincere al tie-break”

(Adnkronos) –

Ripubblichiamo l'intervista che il capitano dell'Italvolley Anna Danesi ha rilasciato all'Adnkronos prima di partire per il Mondiale femminile di pallavolo 2025, vinto oggi domenica 7 settembre con l'Italia.

 Anna Danesi suona la carica per l’Italvolley a poche ore dal grande appuntamento. "Per i Mondiali ci sono buone sensazioni. Dopo le Olimpiadi e la Nations League, tutti vogliono un successo e noi siamo le prime. Non ci nascondiamo". Il capitano della Nazionale, 29 anni, ha raccontato all’Adnkronos le sensazioni del gruppo del ct Julio Velasco alla vigilia della rassegna iridata in Thailandia. Un torneo che le azzurre affrontano per confermarsi le migliori, una 'generazione di fenomene' capace di vincere tutto. E ritagliarsi uno spazio un po' piĂ¹ grande nella storia della pallavolo. 
Come si sta da favorite?
 "Ogni competizione è una pagina nuova, tutta da scrivere. Quanto fatto in passato è stato difficile. Non è scontato vincere l’oro alle Olimpiadi e non lo è conquistare due Nations League consecutive. Il Mondiale non sarà una passeggiata, ma siamo cariche".  
La prima foto fissata in alto sul suo profilo Instagram ricorda proprio l’oro di Parigi. Che effetto fa riguardarla un anno dopo?
 "Sono sincera, in questi mesi non ci abbiamo pensato ed è merito di Velasco. Ci ha messo in testa di non farlo, a volte quasi ci dimentichiamo che sia successo. Forse realizzeremo l’impresa tra un po’. L'oro non è una pressione in piĂ¹, ma ci aiuta. Se siamo riuscite a fare quello, niente è impossibile. PuĂ² essere utile tenerlo a mente in qualche momento di difficoltĂ ".  
Come arriva al Mondiale Anna Danesi?
 "L’avvicinamento è stato graduale, diciamo così. Anche perchĂ© appena sto ferma un attimo mi sembra di perdere tutto, di non saper piĂ¹ giocare a pallavolo. Avendo avuto un paio di settimane libere, ci ho messo un po’ a entrare nella mia condizione e adesso spero di arrivare al 7 settembre (il giorno della finale) al top. Il meglio deve ancora venire".  
Sente la responsabilitĂ  di essere il capitano di una squadra da sogno?
 "Ăˆ un ruolo importante. La difficoltĂ  del Mondiale starĂ  nel far capire alle mie compagne l’importanza di partire subito forte, senza lasciare set indietro. Dovremo essere brave a imporci a modo nostro fin dai primi turni, anche contro squadre meno forti. Senza abbassare la guardia. Come a dire ‘Noi ci siamo, qui non lasciamo nulla’. Il segreto sarĂ  pensare punto dopo punto, come a Parigi un anno fa. Allo stesso tempo, dovremo capire di essere comunque in una manifestazione importante. CapiterĂ  di inseguire, vincere al tiebreak o perdere qualche set".  
Cos’ha pensato quando Velasco le ha dato la fascia da capitano?
 "Che era un pazzo. Non lo conoscevo ancora bene, ma sono contenta. Forse aveva visto in me qualcosa che andava oltre il mio atteggiamento in campo. Di solito sono molto tranquilla".  
A proposito del ct, cos’è cambiato con la sua gestione?
 "Ci ha tolto diverse responsabilitĂ  e rese consapevoli della nostra forza. Il consiglio vincente? 'Tenete fuori tutte le cose uscite sul gruppo e che in passato hanno creato problemi’. Ha funzionato, l’importante ora è stare bene in campo. Poi sa spronarci, porta a pensare partita per partita, un pallone alla volta. PuĂ² sembrare banale, ma le cose semplici sono le piĂ¹ complicate. Julio è bravo a tirare sempre fuori una delle sue chicche al momento giusto".  
Ci faccia un esempio.
 "Proprio in uno degli ultimi allenamenti, ci ha detto che noi donne pensiamo in maniera eccessiva agli errori, diamo troppa importanza alle cose sbagliate e non dovremmo perchĂ© c’è ogni volta la possibilitĂ  di riscattarsi. Ecco, un paio di minuti dopo io e Myriam (Silla) abbiamo sbagliato una giocata e i nostri sguardi si sono incrociati, come a dire: ‘Abbiamo sbagliato di nuovo, che pa…’. Poi abbiamo cominciato a ridere: ‘Per fortuna che ci ha appena detto di non dar peso agli errori’. In questo è un allenatore eccezionale, trasmette serenitĂ ".  
Dopo due lauree in Scienze motorie e in Scienze dell'alimentazione, qualche giorno fa è arrivata la terza in Psicologia. Come si fa a portare avanti un percorso di questo tipo accanto a una carriera sportiva di alto livello?
 "Le prime erano state piĂ¹ piacevoli, stavolta non ce la facevo piĂ¹. Avrei voluto chiudere tutto e andarmene. Diciamo che ho continuato a studiare anche per la mia famiglia, i miei genitori hanno grande considerazione del percorso extrasportivo ed è un aspetto importante. Noi giocatrici ci alleniamo tanto, ma abbiamo anche molto tempo libero ed è giusto riempirlo con attivitĂ  formative. E poi, negli anni lo studio è diventato abitudine. I libri mi hanno aiutata a staccare il cervello dalla pallavolo".  
E adesso?
 "Al momento non è prevista una quarta laurea". E se la ride. "Forse farĂ² solo qualche altro corso. Mi servivano dei crediti per insegnare educazione fisica nelle scuole e adesso siamo a posto. PuĂ² essere un’idea per il futuro".  
Anna Danesi è una giocatrice cult soprattutto per i suoi muri. Il piĂ¹ bello deve ancora venire?
 "Spero di sì. Sui social gira dall’anno scorso un video della finale olimpica, in cui muro una pipe. Mi è spuntato nel feed di Instagram pochi giorni fa e ammetto di averlo rivisto forse una cinquantina di volte. Sono momenti indimenticabili". In Thailandia magari ne arriverĂ  un altro. Da salvare e riguardare. (di Michele Antonelli) —sportwebinfo@adnkronos.com (Web Info)

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