Le teorie della trasmissione dopo il 2020

di Andrea Perocchi
Le teorie della trasmissione dopo il 2020
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Le teorie si sono evolute in questi anni e tanti autori hanno tentato di definire comportamenti per noi normali. Ma la verità è che esistono le discussioni, le guerre, esiste l’orgoglio. Esistono le distanze ed ognuno capisce ed interpreta spesso in modo differente dal significato originale di chi ci vuole comunicare qualcosa. La televisione, la radio e i social network sono i canali dove veniamo raggiunti. Dove ci parlano dove ci trasmettono.

Si creano muri giganti

Sotto l’etichetta di «teorie della trasmissione» gli studiosi dei media spiegano il processo comunicativo riferendosi principalmente alla sua componente «trasmissiva» – in altri termini, la capacità di trasmettere informazione da un soggetto a un altro. Tra me e te. Quando non si vuole ascoltare o si comunica male si creano muri di comunicazione ed allora servono gli intermediari. In qualche occasione possiamo chiamarli influencer.

Parliamo e non ci capiamo.

Le teorie della trasmissione hanno due problemi e quindi due domande che si pongono di fatto: 

  1. I media influenzano gli uomini. Quindi quanto influiscono i media sui comportamenti delle persone? 
  2. Noi uomini usiamo i media per tanti motivi: che cosa fanno le persone con i media?

Per capire le teorie della trasmissione è però fondamentale fare chiarezza, su come è costituito il pubblico dei media. 

Esistono infatti diversi modi di riferirsi al pubblico dei media

È importante scegliere bene quale espressione utilizzare, a seconda del contesto. Ad esempio:

a. l’audience è un entità misurabile, in particolare in Italia, l’audience televisiva è misurata attraverso l’Auditel;

b. parlare del pubblico come mercato significa considerarlo un «prodotto» dei media, il nostro target da raggiungere.

Che significa?

Cosa produce la tv? La prima risposta è programmi televisivi, ma in realtà l’obiettivo è produrre telespettatori interessati, a cui indirizzare messaggi pubblicitari; quindi produrre telespettatori con un target ben preciso. Un obiettivo commerciale.

Pubblico attivo

All’interno di un’offerta pluralistica e variegata, quale è oggi quella della tv, della radio, del web e dell’editoria, i membri del pubblico attivo (tutti noi in quanto telespettatori, radioascoltatori, internauti, lettori) decretano il successo o l’insuccesso dei prodotti mediali non solo attraverso l’atto di consumo (vedere un programma, comprare un giornale), ma anche attraverso la possibilità di interazione. Benvenuti nel Web 2.0.

Web 2.0

Per Web 2.0 si intende la fase del Web, successiva al Web 1.0, caratterizzata dalla possibilità degli utenti di interagire e modificare i contenuti delle pagine web di un sito, portale o piattaforma web. 

Wikipedia

Teoria del Two Step.

Quando osserviamo una pubblicità pensiamo che il brand comunichi direttamente con noi. Eppure questo segue un flusso comunicativo con un percorso in due fasi dove tra emittente A e ricevente B si inserisce l’intermediario. Secondo le teorie abbiamo bisogno dell’intermediario perchè “risolve il messaggio e ci aiuta” a fare le scelte desiderate per esempio dal Brand che ha programmato la pubblicità.

Tutto è deciso a monte. 

Per riassumere vediamo i ruoli dei Media, degli opinion leader, dei gruppi e degli intemediari.

1. I media parlano agli opinion leader; 

2. Gli opinion leader parlano ai gruppi sociali di riferimento. 

Tra i due mondi quindi ci sono gli intermediari i quali influenzano altre persone attraverso canali ben definiti ed interpersonali.

E tu come ti senti esposto? Ti senti influenzato nelle tue scelte giornaliere? Dobbiamo fare attenzione, “loro” sanno che siamo interattivi, siamo pronti a diventare un loro prodotto ed acquistare un loro prodotto.

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